Dania e Pietro
Pietro ha sette anni.
Casa sua è una tenuta immersa nella natura non troppo lontana da Asti. Dietro casa, oltre l’orticello di suo padre, c’è un piccolo boschetto verde. La finestra di camera sua da proprio sul boschetto.
Ogni sera Pietro chiede a sua madre la storia della buonanotte, senza non riuscirebbe ad addormentarsi. E sua madre spesso gli racconta la sua storia preferita, quella solita di sempre, col cavaliere che fronteggia il drago centenario delle langhe, padrone del bosco, guardiano della principessa.
Dania ha otto anni.
Casa sua sta vicina a quella di Pietro, ma dall’altra parte del boschetto, una villetta col granaio dai mattoni a vista e il recinto per i cavalli.
Ogni notte, prima di addormentarsi, Dania legge sempre un piccolo libricino illustrato: la storia di un bosco incantato, regno delle fate e degli gnomi, minacciato dai demoni delle radici.
Domani giocherà con Pietro, come al solito, nel bosco.
Luogo del cuore
A volte Pietro interpreta il drago delle langhe, a volte il signore degli gnomi, altre il cacciatore solitario delle paludi, mentre Dania veste i panni della principessa del verde bosco, o della strega delle querce. Giocano di pomeriggio, fino a ora di cena.
Ogni giorno così, d’estate e d’inverno.
Poi Pietro e la sua famiglia, d’un tratto, dopo anni e anni di avventure, lasciano il piemonte per trasferirsi in Veneto. Questioni di lavoro, questioni da grandi. Di tanto in tanto, durante le feste, si rivedono di sfuggita ad Asti.
Poi la vita, gli studi, il lavoro, e cominciano a vedersi sempre di meno.
Trent’anni dopo, però, Dania e Pietro si ritrovano in un bar in centro ad Asti, quasi per caso. Lei sta prendendo un caffé con una collega.
Pietro le dice che gli farebbe piacere ospitarla a Treviso in vista dei suoi quarant’anni, le dice che ha organizzato una cosetta con un paio di amici, ma che gli piacerebbe riservare un tavolo per i vecchi tempi.
Incontri magici
Dania e Pietro non si vedono da anni, ma si conoscono da sempre. Davanti a un caffé ricordano insieme i tempi del bosco, dei giochi, delle loro avventure.
Lui, a Treviso, ha preso le redini dell’azienda agricola di famiglia. Dania, invece, dipinge e scrive per il teatro.
Si mancavano. Si mancavano tanto.
Continuano a sentirsi, a vedersi, a volte Pietro torna ad Asti, a volte Dania lo raggiunge a Treviso. Si innamorano. Vogliono sposarsi. Mi chiamano. La loro storia mi ha completamente rapita.
Così ho cominciato ad organizzare la festa di matrimonio che meritavano. Ho deciso di ambientare la festa in un luogo che richiama il loro passato da ragazzini: la dependance di una proprietà di famiglia nelle campagne trevigiane, una casetta del té con un boschetto di querce e piccoli stagni alle spalle.
D’altronde i colori della natura non potevano mancare. Volevo che i loro ospiti vivessero da vicino i profumi e le sensazioni che Dania e Pietro hanno condiviso quando erano solo dei bambini.
L’abito fiabesco
Per Dania è stato realizzato un abito su misura in velluto di seta cangiante, verde come il muschio, esattamente quello che sognava di indossare quando da bambina giocava con Pietro nel bosco.
Il suo volto è stato avvolto da una leggera veletta e un tenue acconcio di fiori, come quello di una fata.
Il bouquet, in tinta con l’abito, è stato composto con elleboro, dianthus verde e soprattutto edera, un simbolo ricorrente nelle storie che facevano da sfondo ai loro giochi. Ho voluto concentrarmi su un dettaglio piuttosto particolare per quanto riguarda Dania.
Arcaico rito dei doni
In una delle tante avventure che hanno sognato di vivere da bambini, nel bosco dietro casa, Pietro aiutava la principessa Dania a fronteggiare un avido dragone bramoso di ricchezze che era riuscito a sottrarle la corona magica, corona che donava il controllo di tutto il bosco.
Una volta sconfitto il dragone e ristabilita la pace nel regno del bosco, Pietro tornava la corona alla legittima proprietaria. In cambio la principessa Dania donava un ramo di quercia al condottiero, simbolo del suo rispetto e del suo amore.
La stessa cosa è successa al loro matrimonio, sull’altare, poco prima dell’inizio della cerimonia. Pietro, nel suo completo in tinta borgogna, dona una corona di fil di ferro arricchita di perle e brillanti alla sua sposa, in segno di fedeltà e devozione, mentre Dania dona al suo sposo un ramo di quercia.
Proprio come quando erano bambini. Un piccolo gioco che diventa realtà.
Spettacoli di luce
Anche l’ambiente della festa si è trasformato per essere il più magico possibile.
I tavoli del ricevimento erano molto semplici, in legno naturale con al centro dei runner composti da fiori e piante autentiche del luogo, corteccia, muschio, felci e candele verdi che davano luce al tutto.
Circondati dalla natura, gli ospiti hanno assistito a una cerimonia all’aperto, al tramonto, dove gli sposi hanno pronunciato le loro promesse immersi nei suoni della natura, tra grilli, libellule e alberi maestosi.
E durante la serata, accanto alla casetta del tè, ci sono stati spettacoli di luce, concerti di viole e violini e anche un breve spettacolo teatrale, una breve messa in scena di un poema nordico che Dania e Pietro amavano alla follia: Beowulf.
Tutto in chiave fiabesca, no?